Un anno dopo l’entrata in vigore ufficiale, il nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’insolvenza (Decreto legislativo 12 gennaio 2019, n.14) è stato finalmente convertito in legge. Recepite le modificazioni del D.L. 13 giugno 2023, la L. 10 agosto 2023, n.103 si conferma una vera e propria rivoluzione in materia di insolvenza.
Dopo la crisi in seguito alla pandemia da Covid-19, era particolarmente sentita l’esigenza di una nuova legge, che si sostituisse alla precedente Legge fallimentare (Regio decreto n. 267/1942) per salvaguardare le aziende in difficoltà. Si accantona così la tradizionale procedura di “composizione assistita della crisi”, a vantaggio invece di una “composizione negoziata” in cui la crisi è vista come un fenomeno fisiologico nella vita aziendale.
Nello specifico, l’art. 2 del D.Lgs. n. 14/2019 definisce la “crisi” uno “stato di difficoltà economico-finanziaria che rende probabile l’insolvenza del debitore, e che per le imprese si manifesta come inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte regolarmente alle obbligazioni pianificate”. L’insolvenza, invece, è identificata come un periodo di difficoltà momentanea, spesso imprevista e imprevedibile, superabile con una serie di interventi e non più irreversibile.
Centrale diventa quindi in quest’ottica creare in azienda un assetto organizzativo, amministrativo e contabile, in grado di identificare i primi sintomi delle crisi di liquidità per attuare le iniziative idonee a sventare crisi di insolvenza, e cerchi quanto più possibile di preservare l’attività di impresa.
Si conferma quindi l’introduzione di un nuovo sistema di allerta early warning (preventivi, nella prospettiva di consentire il risanamento) basato su una serie di sette indicatori di crisi che, se monitorati possono identificare una situazione di insolvenza dovuta a particolari contingenze temporanee. In questo modo, si preserva l’attività aziendale, senza ledere il diritto dei creditori a veder corrisposto il proprio credito.
Oltre a oneri finanziari su ricavi, patrimonio netto su mezzi di terzi, attivo a breve su passivo a breve, cashflow su attivo, debiti previdenziali e tributari su attivo, sono due, gli indicatori di crisi facili da monitorare e validi a fini normativi:
- Il Patrimonio netto, quando la differenza tra attività e passività sia negativa;
- il DSCR (Debt Service Coverage Ratio, o rapporto di copertura del debito), ovvero la liquidità necessaria a pagare i propri interessi e le rate capitale dei finanziamenti, quando questa sia insufficiente.
Per aiutare gli imprenditori nel controllo delle proprie liquidità esistono una serie di software gestionali, che consentono di ottenere una visione d’insieme della solidità finanziaria dell’impresa, e di calcolare gli indici necessari per soddisfare il requisito normativo. Studio Programmi vi propone Business Cube, il software gestionale ERP versatile, che si compone di diversi moduli, di cui l’ultimo rilasciato, “DSCR e Crisi d’impresa”, fornisce gli strumenti per il calcolo dell’indice DSCR attraverso il “Metodo Diretto”, e determinare così la sostenibilità del debito per l’azienda.
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